LIBERO ACCESSO ALLA RETE-PARTE PRIMA
La parola “Ok boomer” ormai è la più utilizzata tra i giovani, per indicare le persone più adulte nate nel periodo del boom economico, anche se il sinonimo “Baby boomer”, sta ad indicare le persone nate a cavallo tra gli anni 40-60.
Ogni tanto capita anche a me di utilizzare il sinonimo “boomer”, a volte indicando coloro che si trovano al dì fuori dalle logiche delle nuove tecnologie, i quali trovano difficoltà ad immergersi in un nuovo sistema.
In questi mesi si parla tanto di innovazione tecnologica, di Intelligenza Artificiale, di nuovi modi di vedere il mondo: giornali, telegiornali, news del web ci mettono in guardia dalle nuove tecnologie dell’Intelligenza Artificiale, ma sappiamo davvero come funzionano?
In queste poche righe posso fare solo dei cenni storici che riguardano alcuni passaggi dell’innovazione tecnologica, dei quali i mass media non ne parlano, forse per ignoranza, ma che hanno radici molto lontane, ancor prima dei “boomer”, e sono tecnologie che utilizziamo giornalmente, come Whatsapp, Instagram, Tiktok, Facebook.
A volte mi sono ritrovato tra i più giovani a fare la fatidica domanda: Sai come funziona internet? Come tramite un click riesci ad aprire un sito web? E’ una delle domande che mette molti in difficoltà. Innanzi tutto c’è da dire che internet è stato concepito eticamente come uno spazio libero e accessibile a tutte e tutti, era il sogno dei primi pionieri di internet.
Semplificando la definizione, internet è lo sviluppo di interconnessione delle reti di telecomunicazione già esistenti, mettendo in connessione tutti i computer i quali sono agganciati alla rete, avete presente i fili del telefono? Internet è composto da questi cavi che mettono in connessione i computer. (Ora cerco di semplificare sempre più).
Cavi sottomarini che sostengono l’infrastruttura di internet
Praticamente facendo click su un sito web state semplicemente, con il vostro pc (chiamiamolo X), accedendo alle informazioni che vi sta dando un’altro pc di una persona (chiamiamola Y). Lo stesso vale per i social che utilizzate giornalmente, le aziende mettono a disposizione i propri server (Y) per l’utilizzo di un servizio, permettendovi di caricare foto, immagini, video, musica tramite il vostro dispositivo (X) sul server (chiamiamolo anche per semplificare “computer”) dell’azienda (Y) che offre il servizio.
Insomma anche il vostro pc che avete a casa può fare da server, offrendo un servizio, o dare informazioni.
Dai non è complesso. Perché faccio questo esempio? Perché molti di noi credono di saper utilizzare degli strumenti convinti di conoscere il mondo della tecnologia, ma questo mondo è talmente variegato ed impregnato di informazioni che non si ferma al social, anzi molte volte i social sono il centro della disinformazione.
Insomma scoprendo internet, ed il funzionamento dei pc e delle telecomunicazioni si apre un nuovo mondo, questo sarà l’epicentro del futuro, dove ruoteranno tutti gli ambiti accademici, umanistici e scientifici, cose che già avvengono in molti stati del mondo, molto meno in Italia.
E l’Intelligenza Artificiale? Questo lo riservo per un altro articolo.
Internet è stato il centro della libera informazione, di rivoluzioni civili, di movimenti per il libero accesso alla conoscenza e alla cultura. In un precedente articolo, ho parlato di Spotify, ispirato da The Pirate Bay, che ha ispirato a sua volta il Partito Pirata Europeo. Wilkileaks, redazione fondata dall’attivista Julian Assange la quale ha utilizzato i sistemi di anonimato per ricevere ed erogare informazioni utili ai cittadini (cose che le attuali testate giornalistiche possono solo sognare), Anonymous. Per non parlare di tutte le lotte che sono state organizzate dal 2006 fino ai nostri giorni grazie alle chat IRC e alle varie community internazionali.
Questo è uno dei motivi per cui il libero accesso ad internet viene ostacolato da diversi governi, concentrando la comunicazione unicamente sui social o su colossi privati. Ultimamente pensavo a come in Italia, le amministrazioni pubbliche stanno centralizzando le informazioni dei cittadini italiani sui server Microsoft, e mi sono chiesto: Perché mai un governo dovrebbe centralizzare le informazioni dei cittadini facendo affidamento ad un’azienda privata, invece di investire per l’acquisto di server nazionali, gestendo così le informazioni a livello governativo e statale garantendo un maggior rispetto della privacy?
Il prezzo dei dati degli utenti ormai supera il prezzo del petrolio, in diversi articoli del mio blog ho parlato di questo, di come in passato alcuni social tramite diversi algoritmi, hanno gestito i dati degli utenti e le proprie tendendenze, in modo da manipolare tramite la comunicazione le intenzioni di voto. Facebook per esempio, ha dovuto pagare a caro prezzo la cessione dei dati dei propri utenti a Cambridge Analytica.
Ma tralasciando questi schemi, passiamo alla tecnologia Peer-to-Peer (P2P).
Ne avete mai sentito parlare? La tecnologia P2P permette di effettuare le transazioni bancarie on-line in sicurezza, ma non solo, questa tecnologia che non sto qui a snocciolare, permette di votare on-line (e-vote) in completo anonimato. Il voto on-line fa paura ad alcuni. Perché? Poiché le possibilità che il voto on-line possa essere falsificato sono relativamente basse, non agisce tramite ip utente, ma solo tramite identità utente. Però questo sarà il futuro, stanno sorgendo diverse community e aziende che offrono il servizio del voto on-line. Anche l’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) stesso ha implementato tra le proprie app per le amministrazioni pubbliche, la possibilità del voto on-line. Inoltre il voto on-line può permettere alle persone fuori sede di partecipare attivamente alla scelta dei rappresentanti. Unica carenza del voto on-line sono proprio le persone che non sanno utilizzare le tecnologie.
In Italia abbiamo un grandissimo problema di alfabetizzazione informatica.
Su questo lascio parlare i dati, di seguito le proiezioni del 2021 a riguardo:
La nostra nazione ha la necessità di un programma di alfabetizzazione informatica che non si fermi solo al saper scrivere poche righe su Word, a una presentazione su Power Point o al navigare e postare sui social.
Insomma non è più una questione di boomer.
Il mondo va avanti, e noi restiamo sempre indietro, credendo che queste sono solo cose superflue e di poco conto. Ma internet fa parte della sfera dei diritti, e non c’è sistema autoritario che tenga ai cittadini che sono in grado di utilizzare consapevolmente la rete. Pertanto lottare per il libero accesso consapevole alla rete, è una lotta contro le repressioni, per la libertà, per la democrazia che ognuno di noi deve compiere.
“L’apertura verso un diritto a Internet rafforza indirettamente, ma in modo evidente, il principio di neutralità della rete e la considerazione della conoscenza in rete come bene comune, al quale deve essere sempre possibile l’accesso.” – Stefano Rodotà
Questo articolo continuerà nella 2 pt.
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